[ RadSafe ] Italian Court, Soldier in Balkans and DU

Roger Helbig rwhelbig at gmail.com
Thu Jan 15 00:45:18 CST 2009


Shortcut to: http://www.peacelink.it/disarmo/a/28323.html

If anyone on RADSAFE can accurately translate this, I sure would
appreciate it.  It almost looks as if they have thrown in Somalia for
good measure and there never was any DU used there.  I would also
appreciate it if one of our Italian colleagues could explain what this
court is and whether or not this judgement is final or being appealed.
 Just from the way that it is going around the anti-DU crusader
circuit, I suspect that some extremely faulty reasoning is behind this
and should be over turned.

This Peacelink site looks very well organized - there is a page with
about a dozen e-mail groups and two or three more links to articles
about DU in Italian.  I would like to know what they say as well.

Thank you.

Roger Helbig

Sentenza storica del tribunale di Firenze
Riconosciuto il nesso di causalità tra cancro e uranio impoverito
13 gennaio 2009 - Stefania Divertito
Una sentenza che farà storia è stata emessa dal tribunale di Firenze:
il ministero della Difesa italiano dovrà risarcire con 545.061 euro
Gianbattista Marica, paracadutista impegnato in Somalia, nella
campagna Ibis, per otto mesi, dal dicembre 1992 al luglio 93.
Marica è un ex militare italiano malato di tumore. La sentenza è
importante non soltanto per l'entità del risarcimento, ma perchè
afferma un principio importante: il nesso di causalità tra la presenza
di uranio impoverito e la patologia del militare.

Nel provvedimento giudiziario, datato 17 dicembre 2008, (ma diffuso
ieri da Falco Accame, presidente dell'Anavafaf, un'associazione che
assiste le vittime arruolate nelle Forze armate, cui lo stesso Marica
si era rivolto nel 2001 per rendere pubblico il suo caso), viene
riportato il parere di un consulente tecnico che sostiene l'esistenza
di un nesso di causalità tra il Linfoma di Hodgkin (la malattia dal
militare, ora in fase di «remissione definitiva») e l'esposizione
all'uranio impoverito.

L'esperto, nominato dal tribunale, sostiene innanzitutto che le
conclusioni dell'indagine scientifica della Commissione Mandelli,
secondo cui tale nesso non può essere accertato, «sono destituite di
fondamento per l'erronea procedura di ricerca utilizzata». Poi passa
all'esame delle responsabilità: il ministero della Difesa - sostengono
i giudici nella motivazione della sentenza che da ieri è pubblica e
reperibile in internet - non ha disposto l'adozione di adeguate misure
protettive per i partecipanti alla missione in Somalia, nonostante
fosse «sotto gli occhi dell'opinione pubblica internazionale la
pericolosità specifica di quel teatro di guerra, e nonostante
l'adozione da parte di altri contingenti di misure di prevenzione
particolari». Secondo i giudici, «al di là delle raccomandazioni che
erano o dovevano essere note al ministero, il fatto che ai militari
americani fosse imposta l'adozione di particolari protezioni, anche in
mancanza di ulteriori conoscenze, doveva allertare le autorità
italiane».

In ogni caso c'è stato da parte del Ministero «un atteggiamento non
ispirato ai principi di cautela e responsabilità da parte del
ministero della Difesa, consistito nell'aver ignorato le informazioni
in suo possesso, già da lungo tempo, circa la presenza di uranio
impoverito nelle aree interessate dalla missione e i pericoli per la
salute dei soldati collegati all'utilizzo di tale metallo; nel non
aver impiegato tutte le misure necessarie per tutelare la salute dei
propri militari e nell'aver ignorato le cautele adottate da altri
Paesi impegnati nella stessa missione, nonostante l'adozione di tali
misure di prevenzione fosse stata più volte segnalata dai militari
italiani».
«Marica denunciò subito il fatto che i militari Usa in Somalia, anche
a 40 gradi all'ombra, operavano con tute, maschere, guanti e occhiali,
mentre i soldati italiani erano in calzoncini corti e canottiera»
afferma Accame, che parla di sentenza storica e ricorda che «i reparti
italiani non seppero del pericolo che il 22 novembre 1999, quando
apparvero le norme di protezione destinate ai militari nei Balcani».

Accame si pone un altro quesito: «la sentenza è del 17 dicembre
scorso. Proprio il giorno successivo il ministro La Russa in una
conferenza stampa ha annunciato di aver stanziato 30 milioni di euro
"per le vittime dell'uranio impoverito e delle nanopatologie". Che sia
un caso? O il ministro ha voluto mostrare un atteggiamento
collaborativo data la sentenza appena emessa? In ogni caso - conclude
Accame - accogliamo con gioia questo risultato


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